MetalWeek del 28/09/2020

Industriali LME e Leghe

La scorsa ottava non è stata facile per la Borsa LME, ne è prova il dato riferito all’indice LMEX, meno 4,07%. La diminuzione, è innegabile, non è stata e non sarà indolore per i tanti che avevano scommesso su una crescita generalizzata del listino.

L’accaduto è alle spalle e la ricerca delle cause che hanno prodotto tale concatenazione di eventi è ricerca poco utile ai fini operativi. Per coloro che amano le statistiche, si tratta del quarto “punto zero” dell’anno e nei precedenti tre la Borsa ha sempre reagito con ottave molto positive.

La cosa che più conta adesso è la verifica, metallo per metallo, di che cosa cambierà in ottiche tendenze.

L’analisi non può che partire dal Rame, con il prezzo USD 3mesi sceso del 4,3% su base settimanale. L’inerzia della fase ribassista avrà ancora degli effetti sul prezzo del metallo, ma cosa confortante è che il punto di minimo è prossimo. Non seguirà una fase di crescita repentina, ma di lenta salita.

Lo Zinco, al termine della settimana di Borsa, si è riposizionato esattamente al livello di prezzo USD di due ottave fa, da rilevare la traccia a forma di sinusoide con frequenze regolari negli ultimi tempi. Note di colore a parte, lo Zinco sarà tra i metalli più reattivi al recupero dalla posizione del prezzo attuale e una serie di segnali sono già emersi nel corso della seduta LME del 24 Settembre. L’Alluminio non subirà il condizionamento legato alla ripresa generalizzata del listino LME, ma se non altro non retrocederà dalla linea del prezzo USD attuale. Il Nichel, in serie negativa ancora prima di quello che è accaduto la scorsa settimana a tutto il listino, approfitterà della fase generalizzata di ripresa. Lo Stagno ed il Piombo contribuiranno al momento di crescita complessiva prevista, vista la collocazione dei rispettivi prezzi, ora ai minimi su base mensile.

Acciai

Il dilemma resta ed è il seguente: per quanto tempo le acciaierie italiane riusciranno a tenere la linea dei prezzi in crescita dei semilavorati in acciaio al carbonio? A sentire i produttori le previsioni per i prossimi mesi saranno di valori in ulteriore crescita, per due fattori: il primo la scarsa reperibilità della materia prima per alimentare i forni elettrici; il secondo una limitata attività produttiva delle acciaierie.

I fatti potrebbero essere smentiti nel giro di poche settimane, i mercati europei e quindi anche il nostro, sono in forte tensione a causa di quanto appena riportato. Le cose non sono però molto positive nelle zone di grandi consumi e produzioni come il Medio-oriente e l’Asia, in particolare in Cina, che a partire dal prossimo 1° Ottobre e per tutta la settimana che seguirà, si fermerà per le celebrazioni della Festa Nazionale. Lo stop delle attività produttive in Cina avrà delle forti implicazioni sugli equilibri di tutta l’area asiatica, senza dimenticare il calo dei consumi di Iron Ore, che già stanno rallentando, a confermare la situazione in atto sono gli eccessi di giacenze presso i porti di imbarco di Brasile e Australia.

La percezione che si ha del mercato italiano dei semilavorati al carbonio è quella di non dare eccessivo peso al “sentiment” internazionale. Il coil HRC ha subito un ulteriore incremento del 5% rispetto ad otto giorni fa e così il CRC, cresciuto del 6%; da osservare la mancanza di divario tra l’HDG ed il laminato a freddo. Le notizie che arrivano dal resto d’Europa sono di tutt’altro tono, rispetto ai prezzi Italia il CRC risulta più basso di 10 Euro/t e si parala di uno scostamento per l’HRC fino a un massimo di 20 Euro/ton.

Il prezzo italiano della billetta è ora allo stesso livello di quella FOB Mar Nero, dopo il disallineamento del 3% riscontrato la settimana scorsa.

Il mercato del rebar non sarà privo di tensioni, i prezzi praticati in Italia e nel resto d’Europa risultano in aumento dell’1% settimanale, cosa che risulta di avviso differente per le produzioni turche e mediorientali in calo dell’1% nelle rese, CFR per le prime e FOB per le seconde.

Preziosi

Una pausa o qualcosa di più, questo è il dubbio che aleggia sul comparto.

Le perdite su base ottava sono state veramente importanti ed è opportuno riportarle nei valori ufficiali, ovvero in rapporto ai prezzi Dollari per oncia.

L’Argento è sceso del 17,7%, l’Oro del 4,7, il Platino del 9,8 e il Palladio del 6.

L’escursione del prezzo dell’Argento è sicuramente il fenomeno che deve essere analizzato con più attenzione. L’Argento negli ultimi due mesi si è reso protagonista della più importante spinta rialzista da sette anni a questa parte. L’effetto ha avuto un forte supporto anche dal fatto che l’Oro, nello stesso periodo, ha toccato il suo massimo storico. La salita dell’Argento, soprattutto a partire da settembre, è stata molto innaturale e il calo dei giorni scorsi non è altro che la diretta conseguenza di uno storno. Il prezzo USD/ozt si trova ora livellato al periodo di fine luglio, quotazione che subì un forte aumento rispetto al valore di Giugno del 28% circa. Le soglie tra i 20 ed i 23 USD/ozt risulterebbero ideali per il prezzo dell’Argento nei prossimi mesi. La ripresa del prezzo avverrà presto e il comparto industriale dovrà mostrarsi pronto a cogliere l’occasione.

Gli altri metalli preziosi, come visto in precedenza, hanno accusato delle perdite di valore significative, seppure con connotazioni differenti. L’Oro si è dimostrato estremamente solido nei suoi fondamentali anche se sceso al di sotto della soglia dei 1900 USD/ozt e il tempo per il recupero è vicino.

Gli storni di Platino e Palladio rientrano nel contesto di imponderabilità in cui tutto è avvenuto, ma occorre tenere presente la situazione dei due metalli, non certamente in difficoltà, il periodo di incertezza sarà di breve durata, con i prezzi di minimo in forte prossimità.

Medicale

L’effetto cambio, che per mesi ha inciso in maniera determinante nella mancata crescita delle quotazioni in Euro delle leghe medicali, ora si sta evidenziando in forma inversa.

La situazione che si è vista alla Borsa LME nel corso dell’ultima ottava ha solo parzialmente toccato il comparto dei medicali, se non per Nichel.

La conferma delle fasi di crescita del Titanio e del Cobalto ha visto i prezzi delle leghe a base di questi metalli crescere in modo significativo e anche il Molibdeno, che in termini di prezzo in Dollari ha subito una battuta di arresto, nel corrispondente in Euro è risultato in crescita. Titanio più 3%, Cobalto più 4% e Molibdeno meno 1%, queste sono le variazioni settimanali dei prezzi in USD, a fronte di una svalutazione dell’Euro nei confronti del Dollaro dell’1,7% e il tutto è evidenziato nel report su base ottava dell’intero listino.

Il Molibdeno, al netto della valutazione in Euro, ha interrotto la serie positiva che da fine luglio non ha conosciuto interruzioni. La diminuzione dei giorni scorsi non ha le connotazioni del caso isolato, ma è qualcosa di più.

Una pausa è possibile anche per la quotazione del Cobalto, visto anche il contesto riferito al Molibdeno.

Il Titanio sta sfruttando il buon periodo dei prezzi del settore siderurgico, ma nulla di più.

In ambito ferro-leghe la tendenza è confermata, a distanza di otto giorni, con i prezzi corretti in ulteriore salita.

La base cromo è cresciuta dell’1% e quella con il Tungsteno del 3,7%.

Rottami

Le conseguenze di quanto accaduto   la scorsa settimana al LME avrà dei riflessi più teorici che pratici in ottica prezzi. Il fatto che i lotti di rottami in circolazione non sono stati fino ad ora ragguardevoli e il fattore valutario che non più tardi della scorsa settimana ha svolto un ruolo importante nel livellare le quotazioni di Borsa ha coinvolto solo marginalmente il settore dei non ferrosi, soprattutto per le tipologie di rottami che muovono, in quantità, i maggiori tonnellaggi, vale a dire quelli di Rame e di Alluminio.

La contrazione del prezzo del Nichel ha riposto tutte le tensioni riguardanti le richieste degli adeguamenti del punto metallo sui rottami di inox austenitico.

La situazione risulta più fluida e quindi incerta, per il comparto dei ferrosi.

Le interpretazioni sul mercato variano tra acciaierie e commercianti; basti pensare che il conferimento di uno stesso lotto di rottame, da un impianto fusorio ad un altro, può portare ad una differenza di valore sostanziale.

Le acciaierie più aperte a discutere su concessioni di prezzi in aumento e solo per alcuni tipi di rottami, il lamierino in primo luogo, sono quelle dei “piani”, in gran parte avvantaggiate da una fase di mercato migliore rispetto a quella dei “lunghi”; nello specifico le differenze sul rottame E8 (palabile) sono fino a 10 Euro/tonnellata.

Indicatori

Natura degli indici

LMEX: London Metal Exchange Index – Indice ufficiale LME che calcola le variazioni di tutti i metalli quotati alla Borsa di Londra.

SP&GSCI: Standard & Poors Goldman Sachs Commodity Index – Indice dei metalli industriali quotati al CME di Chicago (USA).

DOW JONES IND. METALS: Dow Jones industrial metals – Indice dedicato al mercato dei futures dei metalli industriali.

STOXX 600: Europe 600 Basic Resources – Indice di borsa legato alle quotazioni delle azioni di società minerarie e metallurgiche europee.

BALTIC DRY: Indice di riferimento per il mercato dei noli marittimi.
Indice specifico per navi cargo «bulk+dry» (alla rinfusa e non liquide).

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