Sono L’ing. Ernesto De Petra, fondatore di Farwel, la prima societ‡ specializzata nel welfare personalizzato.
Fringe benefit e flexible benefit non sono la stessa cosa ed in questo articolo faccio chiarezza sull’argomento!
Iniziamo a spiegare cos’hanno in comune: entrambi nascono come servizi che il datore di lavoro offre ai dipendenti al fine di migliorare il loro benessere, sia in ambito lavorativo, che in ambito privato. I vantaggi per i quali vale la pena per un’azienda investire in tali benefit sono parecchi: miglioramento del clima aziendale, aumento della produttività, riduzione del turnover, attrazione di nuovi talenti e molto altro, di cui abbiamo già parlato nei precedenti articoli.
1. Cosa sono i fringe benefit?
La legge italiana definisce i fringe benefit come “compensi in natura”: essi non possono essere corrisposti sotto forma di denaro ma soltanto sotto forma di beni e servizi e concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente quando il loro valore supera l’importo di 258,23 euro nel periodo d’imposta. È bene precisare che, qualora la cifra superasse tale limite, l’intero importo diventerebbe reddito imponibile tassato in busta paga e non soltanto la somma eccedente.
Il nuovo Decreto Lavoro (D.L. n. 48/2023), pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 maggio, ha stabilito l’innalzamento del limite di deducibilità dei fringe benefit a 3.000 euro per tutto il 2023, ma solo per i dipendenti con figli a carico.
Quali sono i fringe benefit più comuni? L’auto aziendale ad uso promiscuo, lo smartphone o tablet, i buoni pasto, i buoni carburante, gli immobili in locazione o comodato d’uso gratuito, le gift card (es Amazon) e molti altri ancora.
Questi benefit vengono solitamente disciplinati nel contratto individuale che l’azienda stipula con il lavoratore e la loro tassazione varia a seconda della tipologia di benefit.
2. Cosa sono i flexible benefit?
I flexible benefit sono considerati una forma di retribuzione complementare allo stipendio del lavoratore. Questi beni e servizi messi a disposizione dall’azienda per i dipendenti sono definiti “flessibili” perché adattabili alle esigenze di ciascun lavoratore.
L’azienda mette a disposizione un paniere di servizi ed ogni singolo dipendente viene dotato di un budget da poter spendere in ciò che rispecchia di più le sue esigenze, componendo così la propria scelta personalizzata.
A differenza dei fringe benefit, i flexible benefit non concorrono a formare il reddito imponibile e sono pertanto esenti da tassazione per importi superiori ad euro 258,23, inoltre nell’ambito della previdenza complementare il limite di esenzione è pari ad euro 5.164 e per le casse sanitarie il limite di esenzione è pari ad euro 3.615. Il vantaggio rispetto ai fringe benefit è quindi quello di un maggior potere d’acquisto per i dipendenti, mentre l’impresa non dovrà corrispondere contributi previdenziali su quella porzione di reddito.
Essendo i flexible benefit una retribuzione complementare al compenso ordinario, non possono essere offerti ad un solo lavoratore o ad alcuni di loro, bensì in ugual maniera all’intera comunità di lavoratori, o ad importi differenti per categorie omogenee in cui possono essere suddivisi.
I flexible benefit, di conseguenza, non vengono stabiliti nel contratto individuale con il singolo lavoratore, ma vengono solitamente regolamentati tramite i contratti collettivi nazionali, le contrattazioni sindacali o inseriti nel regolamento o accordo aziendale.
Per quanto riguarda la scelta, la lista è davvero ampia, l’importante è saper individuare quali sono i benefit più adatti alla propria comunità lavorativa e proporre un paniere dove tutti possano effettivamente trovare ciò di cui hanno realmente bisogno.
Alcuni esempi tra i flexible benefit più utilizzati? I servizi di assistenza per la famiglia, come babysitter o badanti, voucher spendibili in viaggi, benessere e tempo libero, rimborsi spese per i figli, formazione e molto altro.
Un altro vantaggio dei flexible benefit è la possibilità di attingervi convertendo, in tutto o in parte, il premio di risultato: in questo caso il dipendente, anziché ricevere in busta paga la spettante cifra tassata al 10%, potrà usufruire della cifra intera esentasse da spendere in beni e servizi di welfare aziendale, il che significa aumentare il proprio potere d’acquisto.
Concludendo, come avrai capito, le possibilità sono davvero tante e i benefici altrettanti, il consiglio è sempre quello di fare una scelta mirata sui reali bisogni della tua popolazione lavorativa.
Se sei interessato al welfare aziendale e desideri maggiori informazioni contattaci ai numeri 3273513333/030 5280092 o via e-mail allíindirizzo info@farwel.it. I nostri uffici si trovano a Brescia in Via Codignole 21D.

Ernesto De Petra
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