Caro energia, Assofond:

«Bene le scelte sul gas, per il settore elettrico aspettiamo misure strutturali»

Le misure-ponte introdotte devono aprire la strada a un provvedimento a lungo termine in grado di allineare i costi dell’energia elettrica a quelli degli altri Paesi europei

Parziale soddisfazione per la decisione di incrementare la produzione di gas nazionale, ma consapevolezza che per quanto riguarda il settore elettrico è necessario fare molto di più. Questo, in sintesi, il punto di vista di Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane, di fronte alle misure decise dal Consiglio dei ministri di venerdì 18 febbraio.

«L’incremento della produzione di gas nazionale è la prima vera azione di politica energetica decisa dal Governosottolinea il presidente di Assofond Fabio Zanardie come tale non possiamo che accoglierla con soddisfazione. Meno soddisfacenti, purtroppo, sono le misure per il settore elettrico, che sono per lo più congiunturali. La scelta di prevedere un credito d’imposta pari al 20% delle spese sostenute per l’energia acquistata nel secondo trimestre, in particolare, è una misura di puro ristoro, che non risolve il problema legato al gap di competitività che le imprese italiane soffrono rispetto ai concorrenti europei: l’unico modo per farlo è far diminuire il costo dell’energia all’acquisto».

Anche se i prezzi all’ingrosso delle principali borse elettriche europee presentano un trend omogeneo, i costi per l’energia elettrica che devono sopportare le aziende italiane sono sensibilmente più alti rispetto a quelli applicati ai principali competitor europei. Molti Paesi, infatti, hanno adottato strumenti a tutela dei propri settori industriali. In Francia, ad esempio, fin da ottobre 2021 il governo ha allocato per legge ai consumatori industriali e grossisti circa 100 TWh (il 25% della produzione francese) di energia elettrica pro-quota al costo industriale dell’energia elettro-nucleare, pari a 42,2 euro/MWh. Per effetto di questo provvedimento, il prezzo medio di acquisto dell’energia elettrica di un’impresa francese nel 2022 è di circa 100 euro/MWh, quando il prezzo di mercato è scambiato sulle borse a circa 200 euro/MWh. Nelle ultime settimane, peraltro, il Governo francese ha aumentato il contingente di energia nucleare trasferita a prezzo di costo agli industriali di un ulteriore 20%, portando il valore totale della misura a superare i 20 mld euro/anno.

«Le misure che abbiamo proposto al Governo e che ci aspettiamo vengano introdotte nelle prossime settimanesottolinea Zanardivanno esattamente in questa direzione. In particolare, abbiamo chiesto che vengano destinati alle imprese energivore 25 TWh di stoccaggio di energia rinnovabile al prezzo di 50 euro/MWh, e che vengano presi in considerazione nuovi metodi di determinazione del PUN (il Prezzo Unico Nazionale dell’energia) per renderlo meno dipendente dalle quotazioni del gas. Si tratta di misure strutturali che permetterebbero alle imprese di pianificare la loro attività almeno nel medio periodo, cosa che non possiamo fare al momento, dato che l’ultimo provvedimento rinnova soltanto misure di carattere temporaneo, come l’azzeramento degli oneri di sistema per il secondo trimestre 2022 e la riduzione dell’IVA e degli oneri generali nel settore del gas».

«Inoltreconclude Zanardiquesti provvedimenti hanno anche delle criticità operative: se per ottenere il credito d’imposta è necessario aver subito rincari superiori al 30%, non esiste pari distinguo per l’azzeramento degli oneri. Con l’abbattimento degli oneri per tutti si rischia quindi di favorire chi già beneficia di contratti a prezzo fisso e di disperdere risorse a beneficio di soggetti (privati o industriali) non direttamente coinvolti nell’attuale emergenza». 

www.assofond.it

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